XVI GIORNATA FIDAM
L’incontro articolatosi nelle due giornate di sabato 5 ottobre e domenica 6 ha messo in luce, ancora una volta, l’importanza dell’intervento svolto dall’Associazione degli Amici dei Musei di Vicenza nelle questioni di valore artistico e cittadino. Quest’anno l’appuntamento della FIDAM Associazione degli amici dei Musei, patrocinato anche da AMEI, è stata dedicata al patrimonio dei musei ecclesiastici.
Ad aprire la prima giornata è stato il presidente dell’Associazione degli Amici dei Musei, Mario Bagnara, che ha voluto sottolineare la grande eco avuta dal Museo diocesano di Vicenza sia a livello nazionale, sia estero. “Un riscontro interessante -dice il Presidente Bagnara-, che rende il polo un contenitore prestigioso del patrimonio ecclesiastico diocesano”. Dunque, un sodalizio ben riuscito e saldo, che ha visto la sua piena realizzazione nella mostra Maffei e Carpioni delle Zitelle: dal furto alla rinascita al Museo Diocesano. Queste due giornate studio sono state l’occasione per evidenziare la portata dell’azione svolta dall’Associazione, che è intervenuta non solo sotto il profilo culturale come patrocinante dei due appuntamenti, ma anche come risolutiva risorsa nella scoperta e nel finanziamento del restauro della tela del maestro Giulio Carpioni, che giaceva in uno stato precario presso l’Oratorio di San Michele Arcangelo di Villa Trento Carli a Costozza. Un intervento di restauro ancor più oneroso e importante è stato compiuto precedentemente per il portale di accesso al giardino del Teatro Olimpico che, a breve, grazie ai fondi donati dall’Associazione, riacquisirà lo splendore celato da anni di intemperie e che vedremo prossimamente documentato in un catalogo. Grazie a questa azione si è così suscitato l’interesse del restauro anche delle adiacenti pareti murarie da parte del Comune di Vicenza che ha provveduto attraverso il consolidamento e la pulitura delle superfici.
Il primo giorno ha visto poi il duplice intervento di Monsignor Gasparini, direttore del Museo Diocesano, e di Luca Trevisan, il vicepresidente dell’Associazione degli Amici dei Musei e dei Monumenti di Vicenza, in merito alla questione del ruolo del Museo Diocesano all’interno del tessuto urbano.
La riflessione sul Museo ha portato ad evidenziare come questo sia il contenitore di un patrimonio artistico importante, che riflette i segni di una fede vissuta nei secoli dalle generazioni, ed è simbolo del potere religioso insieme al Duomo, poiché sede anche del palazzo vescovile. Il Museo Diocesano, come il Duomo e la Basilica palladiana, è stato, ed è tuttora, elemento identitario e connotante per la città, perché non solo centro del potere, ma anche luogo insediativo antico, sul quale nel XVII secolo Ottavio Revese Bruto costruì il palazzo vescovile che venne ridefinito insieme alla piazza nell’Ottocento in senso neoclassico e ricostruito dopo il secondo conflitto mondiale.
Il Diocesano, aperto dal 2005 e intitolato a Monsignor Pietro Nonis, è – dice Monsignor Gasparini – “non un semplice deposito di oggetti, ma è evento culturale, un approfondimento di vita e fede nei secoli; è evento caritativo e cultuale che assolve attraverso l’arte e la bellezza il messaggio evangelizzatore”. È per questo una meraviglia nella meraviglia, memoria nella memoria. Beni e palazzo vescovile sono testimonianze e luoghi di memoria per conoscere il nostro passato cittadino e capire il presente, intonando così un concerto armonico tra storia, tradizione, sede e patrimonio.
L’oggetto della seconda giornata della FIDAM è stato quello della grande collaborazione avvenuta tra l’Associazione e il Museo Diocesano, che ha permesso di riportare allo splendore una pala che giaceva in condizioni precarie, rappresentante La visione di Sant’Antonio da Padova del veneziano Giulio Carpioni (1613-1678). Il ritrovato aspetto vivace e fresco si deve al restauro ancora in corso d’opera della scledense Alessandra Sella.
Il lavoro e le analisi della restauratrice hanno corroborato le tesi sostenute dalla vicepresidente dell’Associazione degli Amici dei Musei e dei Monumenti di Vicenza, Katia Brugnolo, che in seguito a ricerche e confronti con opere del maestro sia giovanili che della maturità, ha ritenuto di poter ascrivere il manufatto intorno al 1655-1660. La difficoltà di datare la pala si è riscontrata già ab origine, poiché anche le notizie sull’autore erano scarse e non troppo recenti. I confronti tra le opere conosciute e il riconoscimento dei vari influssi ricevuti dall’autore hanno dato modo alla dottoressa Brugnolo di circoscrivere la pala in questione: un gruppo di opere aventi lo stesso soggetto, Sant’Antonio da Padova appunto, segnano un appiglio cronologico utile, e ben si è prestato anche il confronto stilistico tra queste e quelle di altri periodi immediatamente antecedenti e successivi che risultano tra loro molto diverse. Ecco che è stato possibile avvicinare il Sant’Antonio di Costozza all’opera omonima del 1639 realizzata dal pesarese Simone Cantarini (1612-1648) che soggiornava a quel tempo a Verona.
L’incontro di domenica si è concluso con la visita al primo piano del Museo Diocesano alla mostra Maffei e Carpioni delle Zitelle: dal furto alla rinascita, dove attualmente è visibile la pala di Carpioni ancora in restauro, al termine del quale verrà pubblicato anche un volume contenente tutti i lavori eseguiti sull’opera, altro frutto della collaborazione tra Museo Diocesano e Associazione Amici dei Musei di Vicenza.
Paola Lunardon