
Tra Storia dell’arte e Restauro.
Il mecenatismo di Vittorio Lombardi. Dal K2 a Villa Cordellina, dall’alpinismo alla progettazione del CISA.
Il primo appuntamento del 7° ciclo di incontri di formazione, organizzato dagli Amici dei Musei di Vicenza a Palazzo Chiericati, ha visto l’intervento del prof. Luca Trevisan in merito alla figura del grande mecenate Vittorio Lombardi (1893-1957). Il professore ha voluto ripercorrere la biografia di questo personaggio partendo a ritroso, dagli ultimi anni della sua vita. Se infatti non si conoscesse la vita di Vittorio Lombardi, sembrerebbe che gli ultimi anni non abbiano avuto nulla a che fare con quelli precedenti. La grande scalata del K2 del 1954, un’impresa tutta italiana, porta anche il suo nome. Egli rese possibile il sogno di molti che avevano tentato questa enorme fatica sulla seconda cima più alta del mondo, guidata dal geologo e amico Ardito Desio. Sessant’anni dopo, a raccontarci come avvenne quest’impresa, sono stati Luca Trevisan e Andrea Savio che nel 2014 ne hanno scritto un libro a quattro mani Vittorio Lombardi. Mecenate illuminato e tesoriere della conquista italiana del K2.
Il nome di questo grande mecenate, tuttavia, è conosciuto soprattutto per il grande amore che nutriva per l’arte e per la sua vena filantropica, che andavano di pari passo con l’altra grande passione già nominata, l’alpinismo.
Sono famosi i suoi contributi destinati a restauri e alla costruzione di grandi opere pubbliche, in particolare per quel famoso intervento che ha fatto rivivere Villa Cordellina a Montecchio Maggiore.
Cosa lega, dunque, la scalata del K2 al recupero di Villa Cordellina, oggetto di questo primo incontro? Che Lombardi fosse il munifico mecenate di Villa Cordellina, era noto a tutte le persone di media cultura, ma che avesse avuto parte anche nell’eccezionale impresa del K2, è stata una novità assoluta. Dobbiamo partire dall’inizio questa volta. Vittorio Lombardi, di umili origini, divenne ben presto, grazie a quel grande senso dell’intuizione, che fu la sua fortuna, un ricco industriale. Sensibile all’arte e amante della montagna, si iscrisse al CAI, ricoprendo ruoli di alto rilievo; già nella sua mente era nata l’idea di creare una scuola d’alpinismo per far interessare svizzeri e austriaci alle nostre montagne, progetto che mai si compì, ma che rese l’idea del suo continuo impegno, e Villa Cordellina non fu che l’esempio concreto di tale amore e filantropia.
Secondo una storia locale, il restauro di Villa Cordellina avvenne in seguito a un viaggio di ritorno che il nostro mecenate stava compiendo per tornare a Milano. Passando per Montecchio Maggiore, si accorse dello status in cui verteva la villa, per cui non perse tempo e la acquistò per restituirle il grande splendore che aveva perso e che meritava di rivivere.
La villa incarnava l’antica proposta dell’ azienda agricola di Palladio, un punto focale quindi, che venne ingigantito in termini scenografici. Il grave stato di incuria lasciato dai precedenti proprietari si era perpetrato nei secoli dopo la fine della Serenissima nel 1797; il destino che si prospettava per le ville venete, infatti, era quello di venire separate dalle proprietà agricole, la linfa vitale dell’azienda, le quali venivano spartite tra tutti i possibili eredi, poiché era venuto meno il principio del fideicommissum. Nel 1954 Lombardi la vide e la acquistò, l’anno successivo il restauro fu ultimato. È qui che emerse il suo senso filantropico: non comprò la villa per abitarci o perché entrasse a far parte delle sue proprietà per poi abbandonarla, le dette una destinazione d’uso e la aprì al pubblico.
Non meno importante fu l’altra grande impresa che non vide purtroppo realizzata, la fondazione del CISA con Renato Cevese. Un altro esperimento culturale ben riuscito. A suo ricordo nei primi anni di vita dell’istituto venne creato un premio che portava il suo nome.
La figura di questo mecenate deve, in questo senso, essere letta in maniera trasversale e riletta sotto un’altra luce: egli, grande mecenate, era convinto che tutti si dovessero occupare dei beni artistici e culturali, in particolare si rivolgeva a quella classe alto-borghese della quale faceva parte.
Villa Cordellina e il K2 sono le due imprese che più gli dettero lustro e fama, così diverse, ma altrettanto molto simili, perché simbolo di una lungimiranza che ha avuto l’ardire di affacciarsi al mondo internazionale e scuoterlo.