dal Giornale di Vicenza del 20/02/2023
ARTE E PSICOANALISI
Inizia domani, 21 febbraio, alle 15.30 nel salone di palazzo Chiericati, a Vicenza, la seconda parte del 10° corso di Formazione “Arte e Psicoanalisi”, proposta dagli Amici dei monumenti, dei musei e del paesaggio con il patrocinio, la collaborazione e l’ospitalità del Comune e la direzione dei Musei Civici di Vicenza. Per il terzo anno protagonisti saranno pittori dell’età contemporanea, illustrati anche dal punto di vista psicoanalitico da Katia Brugnolo, docente all’Accademia di Belle Arti di Verona e vicepresidente dell’associazione Amici, e da Davide Pagnoncelli, psicoanalista, in collegamento on line da Bergamo, ad inaugurare anche il nuovo sistema wi-fi del museo. Dopo Joan Mirò, Salvador Dalì, René Magritte, Marc Chagall, Giorgio De Chirico e Francis Bacon, protagonista domani con alcuni tra i suoi capolavori, sarà Vincent Van Gogh con la sua dichiarazione “Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno”. L’avventura esistenziale di Van Gogh, il tema della solitudine nell’epoca della società di massa si rispecchiano nelle opere dell’artista, visioni oniriche in cui sfera emotiva e realtà si fondono suscitando profonde suggestioni negli osservatori. Sarà quindi offerta una nuova interpretazione visiva e simbolica di un capolavoro dell’artista. I prossimi incontri il 28 marzo su la pittura di Paul Gauguin e il 2 maggio su Edward Munch.
LA CROCE MISTERIOSA SULLA MANO DI GORDINA MODELLA DI VAN GOGH
Dopo l’esperienza vissuta a contatto con i minatori nel Borinage, in cui si dedicò “con ardore fanatico” al suo “impegno di dedizione cristiana al prossimo”, Vincent van Gogh dal 1881 iniziò a ritrarre contadini al lavoro, in paesaggi con piccole casupole e stradine di campagna a Etten, nel Brabante, tornando a vivere nella casa paterna.Erano anni tristi per lui, sia per la difficoltà di affermarsi come artista, sia per i litigi con il padre con cui il rapporto andò sempre più logorandosi. Vincent era povero, ma animato da una fede profonda e dalla volontà di seguire le orme paterne diventando pastore protestante e per questo nel 1877 aveva seguito a Bruxelles un corso di lezioni in una scuola di evangelizzazione, con l’obiettivo di diffondere il Vangelo tra i poveri.Dopo ulteriori scontri con il padre, nel 1884 Vincent tornò a vivere con i genitori, a Neunen, nel Nord Brabante, dove il padre aveva assunto l’incarico di pastore.Nell’inverno 1884 Vincent disegnò molti ritratti di contadini, mirando a comporre un gruppo all’interno di una casupola. Scrive al fratello Theo: “…Al momento dipingo non soltanto finché c’è giorno, ma anche di sera alla luce della lampada, nelle case dei contadini, sino a quando riesco a malapena a distinguere i colori sulla tavolozza, e questo per capire il più possibile i particolari effetti prodotti dall’illuminazione notturna, per esempio, una grande botta d’ombra sul muro.”In vista della realizzazione del suo capolavoro – I mangiatori di patate – eseguì disegni preparatori, anche di particolari, come le mani dei personaggi. Realizzò ritratti a mezzobusto di uno dei personaggi, Gordina de Groot, la giovane che appare frontalmente a sinistra, e un Primo studio su tela con quattro personaggi invece che i cinque della versione definitiva.In una successiva lettera a Theo, il 9 aprile 1885, Vincent così scrive: “Sono appena tornato a casa da lì- e ci ho lavorato ulteriormente alla luce della lampada-anche se questa volta l’ho iniziato alla luce del giorno…Nel punto in cui mi trovo ora, però, vedo la possibilità di dare un’impressione emotiva di ciò che vedo”.Osservando, infatti, la celebre opera I mangiatori di patate, conservata al Museo van Gogh di Amsterdam, notiamo profondi contrasti chiaroscurali che investono sia le figure che la povera ma decorosa stanza, “botte” d’ombra sul muro che accrescono la resa emotiva della scena. I volti dei cinque personaggi, che rappresentano i componenti della famiglia De Groot, mostrano volti “scolpiti” da ombre profonde, che scavano i loro lineamenti. Pennellate saettanti modellano le mani nodose e deformate dal duro lavoro e dalle condizioni di vita.Gli sguardi e i gesti amorevoli e pacati dei protagonisti creano un dialogo che li unisce mentre sono intenti a dividersi fraternamente, secondo l’esempio evangelico, ciò che la povera mensa offre.La stanza è invasa dal vapore di un piatto di patate, posto al centro della tavola e di cui scrive Vincent in una sua lettera a Theo: “…Se un quadro di contadini sa di lardo, di fumo, di vapore di patate, meglio, non è per niente insano”.Una lampada a petrolio pende al centro del soffitto e illumina l’ambiente con luce fioca.La luce baluginante ci evidenzia una dettaglio importante sulla parete, in alto a sinistra: un piccolo quadretto con una crocifissione. Risalta la croce, si intravvedono le due figure ai lati: tradizionalmente la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista. Emerge un altro particolare importante, da collegare al quadretto, simbolicamente ma anche visivamente con una diagonale immaginaria: è una piccolissima croce, dipinta in giallo tenue, sul dito medio della mano sinistra di Gordina de Groot, la giovane donna con il copricapo invernale tipico delle contadine del Brabante, un’ampia cuffia bianca (è la sua modella nella tela La contadina, 1885).Si vociferava che con lei Vincent avesse avuto una relazione, cosa che lui smentì. A lei l’eccezionale artista dedica infatti almeno un paio di ritratti singoli, a mezzobusto, conservati in una collezione privata a Santa Barbara, in California, e alla National Gallery di Edimburgo.Il personaggio, quindi, doveva certamente rivestire un significato speciale per Vincent e la piccola croce sul dito medio della mano sinistra ne è testimonianza..