13 aprile – inaugurazione mostra “Omaggio alla Cividale Longobarda con le ceramiche di Katia Brugnolo”
Katia Brugnolo dal 1995 ad oggi è Docente all’Accademia di Belle Arti di Verona, cattedra di Storia dell’Arte, Pedagogia e Didattica dell’Arte.
Artista Lei stessa, ha deciso di dedicare un tributo a Cividale del Friuli realizzando una serie di opere in gesso decorato ispirate ai canoni artistici longobardi.
Impegnata nella divulgazione dell’arte antica invita la Signoria Vostra alla inaugurazione della mostra. Saranno presenti all’inaugurazione: il Direttore del Museo Diocesano di Vicenza, Mons. Francesco Gasparini, il Presidente dell’associazione Amici dei Musei di Vicenza, prof. Mario Bagnara.
Si ritorna al passato e più precisamente alla storia dei Longobardi attraverso le opere di Katia Brugnolo in mostra a Cividale del Friuli, la città che possiede un patrimonio di testimonianze longobarde fra i più ricchi del mondo. I Longobardi, con re Alboino, iniziarono l’espansione verso le regioni italiane, attraversando la penisola dal 568 circa. Li descrive nello sviluppo della loro storia Paolo Diacone, nato nel territorio longobardo a Cividale del Friuli nella prima metà del 700. Da questo sfondo medioevale d’indiscussa vitalità, le opere di Brugnolo, artista vicentina, nel passato Conservatore del Museo d’arte antica di Pordenone, del Museo Civico della Ceramica di Nove (Vicenza) e Docente all’Accademia di Belle Arti di Verona, interpretano le conquiste raggiunte, tramite una rilettura, come afferma, del “percorso storico e contenutistico”. Dai monumenti architettonici legati al culto derivano alcune figurazioni tra le più significative: l’ara commissionata dal duca Ratchis per onorare la memoria del padre Pemmone, oppure il tempietto longobardo noto anche con il nome Tempietto delle Vergini. Brugnolo estrae i motivi che conducono a quell’epoca e riprende su lastre l’eleganza delle sei figure femminili, le Sante in altorilievo, addossate al muro. Nel volto dal diadema imperiale aureo sulla testa e nell’immagine dalla tunica monacale sul busto di due Vergini, interpreta suggestioni classiche ed ispirazioni orientali, fuse nello stile longobardo nella bidimensionalità di alcune lastre, nei profili tracciati che annullano la consistenza dei corpi. L’angelo dalle enormi mani sproporzionate, ispirato dal motivo centrale della figura del Cristo e ripreso sullo sfondo di una grande conchiglia, riconduce alla sua lontananza nel tempo. Veste una tunica marrone in contrasto con l’azzurro intenso delle svolazzanti grandi ali e lo circondano liberamente fiorellini, stelle e una piccola croce, raffigurati secondo i canoni dell’epoca. Alcuni pavoni ed animali che appartengono alla forza dell’universo simbolico, richiamano nel presente la memoria dell’antico. Anche la stilizzata figura allungata, incisa su un blocco modellato, riveste il ruolo di omaggio alla città friulana e richiama il suo legame con il fiume Natisone. Maria Lucia Ferraguti (La Domenica di Vicenza)